Le proprietà del legno

– Un uomo innamorato di un altro uomo? Suvvia, non vedo quale possa essere il problema! Non sia così bigotto! – lo interruppe il dottor De Gasperis, un po’ infastidito.
– Ma no, non sono mica omofobo. Come le dicevo è innamorato di un uomo morto! – intervenne Adalberto.
– Ah beh, poteva dirmelo prima. Dunque il suo amico soffre di necrofilia. Purtroppo non sono specializzato nella suddetta materia, ahinoi!
Adalberto chiuse gli occhi e scosse la testa portandosela tra le mani.
Dopo qualche momento di incertezza si schiarì la voce, prese finalmente coraggio e iniziò a raccontare ciò di cui era stato testimone, deciso a non farsi più interrompere fino alla fine.

Circa due anni prima il suo amico Raffaele lo aveva chiamato per metterlo al corrente del suo nuovo acquisto con un entusiasmo tipico di chi aveva appena vinto il primo premio alla lotteria e lo aveva invitato a casa per mostrarglielo.
Appena arrivato lo aveva abbracciato e tirato dal pianerottolo del palazzo dentro l’appartamento. Con gli occhi che gli brillavano, gli aveva quindi indicato l’intreccio di tentacoli di noce che partendo dal pavimento si avvinghiavano l’uno all’altro e si innalzavano verso il soffitto fino a diramarsi in più bracci e aveva iniziato a danzare attorno all’appendiabiti come in un baccanale. Lì per lì quella scena aveva molto divertito Adalberto che ben conosceva la passione dell’amico per i mobili d’epoca.
Nelle settimane successive tuttavia, non avendo avuto più sue notizie, aveva deciso nuovamente di andare a fargli visita. Dopo qualche decina di secondi da che aveva suonato il campanello, Raffaele gli aveva aperto con lo sguardo interrogativo di chi non aspettava visite. Aveva gli occhi iniettati di sangue. Sotto, due borse color antracite in contrasto con il viso bianco quasi da malato lo rendevano potenzialmente la comparsa perfetta per un film di zombie.
Una sedia, circondata da confezioni di cibo in scatola consumate, bottiglie d’acqua ormai vuote, bicchierini da caffè usati e posate sporche, si trovata lì all’ingresso dell’abitazione in prossimità dell’uomo morto. 
– Scusa, ma ho da fare! Non ho tempo per fare due chiacchiere.
Aveva tagliato corto l’amico e lo aveva liquidato senza dargli il tempo di replicare.
Nei mesi a seguire, quando finalmente era riuscito, dopo vani tentativi, ad intrufolarsi a casa di Raffaele con la scusa di dovergli mostrare un nuovo efficacissimo prodotto per la pulizia dei mobili in legno, aveva notato che la situazione era decisamente precipitata. Un sacco a pelo era buttato alla bell’e meglio vicino all’appendiabiti e sempre un maggior quantitativo di rifiuti faceva da cornice e da sfondo ad un uomo chiaramente in preda ad una psicosi per mancanza di sonno con i capelli appiccicati alla fronte ed il volto incavato. Il pigiama che aveva addosso era coperto da una serie di patacche di ogni genere, tanto da sembrare un’opera di Jackson Pollock. Un effluvio quasi palpabile che oscillava tra l’odore di sudore stantio e quello di carcasse di animali inondava l’ingresso dell’appartamento.
A nulla erano serviti in seguito i ripetuti tentavi da parte di Adalberto di proporre all’amico di uscire da quel letamaio per fare una passeggiata.
“Sei più noioso dei Testimoni di Geova! Lasciami in pace!”
Gli aveva urlato addirittura una volta Raffaele. E da quel momento in poi aveva definitivamente ignorato le sue chiamate e i suoi messaggi.
– Ohibò, buon uomo, direi che più che innamorato il suo amico è a dir poco ossessionato da questo uomo morto!
Intervenne il dottor De Gasperis al termine del racconto.
– Sì, per questo sono venuto da lei. Come avrà capito, inoltre non c’è modo di portare Raffaele qui nel suo studio. Ho bisogno che venga con me a casa sua.
Rispose Adalberto quasi supplicandolo.
Il dottore congiunse le mani tramite i polpastrelli avvicinandole alla bocca e, dopo aver riflettuto per qualche istante sul da farsi, si rivolse ad Adalberto:
– Mi sembra un caso tristemente singolare e abbastanza urgente su cui intervenire. Torni domani nel primo pomeriggio. Vedrò di liberarmi da ulteriori impegni e mi condurrà dal suo amico.
Il giorno successivo Adalberto inviò un messaggio a Raffaele avvisandolo che di lì a poco sarebbe passato a trovarlo con la scusa di andare a prendere un caffè fuori. Quest’ultimo rivolse lo sguardo al telefono. Un’ombra apparve sul suo viso. Quindi con passo sicuro si diresse verso l’appendiabiti e lo strinse tra le sue braccia più forte che poté.
– Nessuno mi allontanerà da te. Nessuno!
In quel momento il calore del legno lo avvolse. Per un attimo si sentì come imprigionato, ma subito dopo un senso di familiare appartenenza a quella materia lo accolse e lo cullò come se fosse di nuovo nel grembo materno.
Adalberto arrivò poco dopo seguito dal dottor De Gasperis. Suonò più volte il campanello invano. Dopo qualche minuto decise di buttare giù la porta. Raffaele era sparito. Lo cercarono in tutta la casa. Niente. Adalberto sperò che finalmente fosse uscito di lì, liberandosi della sua ossessione e dalla sua prigionia. L’uomo morto era ancora all’ingresso, dove era sempre stato negli ultimi due anni. Adalberto lo osservò: rispetto all’ultima volta, notò, aveva un braccio in più. O forse era lui ad averne sempre contato uno in meno? Ma che importanza poteva avere?
Era proprio un bell’appendiabiti, davvero ben fatto.


Questo racconto è stato scritto dall’autore durante il corso di Scrittura Creativa de Il Melograno, condotto da Marco Caponera.