Il risveglio del complottista

Dorme beata e ignara della pila che mi aiuta a far luce nell’armadio. Se non mi decido a puntarle il fascio luminoso tra gli occhi sarebbe capace di dormire fino a stasera, la sprovveduta. A lei possono darla a bere, alla mia bella addormentata che si rigira convinta che sia notte e che la sveglia sia ancora di là per pugnalarle le orecchie.
Eh no, cara la mia sirenetta che vaga nell’oscurità degli abissi, sono le otto e la sveglia non suonerà alle sette perché alle cinque ho avuto la prima avvisaglia, non sentendo la musica degli Aerosmith che l’idraulico del piano di sopra, quello che ti controlla le tubature quando non ci sono, ha scelto come sveglia tutte le mattine, dal lunedì al sabato.
Dubbio svanito alle sei, quando non ho sentito i tre trilli del citofono con cui la badante di giorno si annuncia all’avvocato del primo piano, sì quella che lascia per le scale una scia di aglio tossico e sudore stantio o viceversa.
Niente energia elettrica, ho constatato osservando la radiosveglia priva di vita e ho mormorato una sigla: CUS.
La famigerata CUS ed i suoi agenti segreti.
CUS, Centrale Unica Sfoltimento, che oggi ha colpito nella nostra città.
Per capire quanti quartieri fossero sotto attacco ho chiamato l’assistenza della compagnia elettrica fingendomi un social-dipendente disperato con la batteria dello smartphone agli sgoccioli.
“L’intera città” mi hanno risposto ingenuamente e, sentendoli annaspare alla ricerca di cause fantasiose come uso eccessivo di condizionatori, pali abbattuti dal vento, cadute di tensione, ho avuto la conferma che anche loro erano all’oscuro del complotto del CUS.
Se fossi sveglia so che mi guarderesti con aria condiscendente come si fa con i matti, non ricordando che te l’ho spiegato fino alla nausea: la situazione è sfuggita di mano ai nostri governanti, sul pianeta siamo almeno un miliardo in più della capienza massima e tutti i governi, nessuno escluso, hanno dovuto chiedere aiuto a quelli del CUS incaricandoli, a caro prezzo, di sfoltire prima di tutto i rami secchi, anziani e malati, non disdegnando però all’occorrenza materiale meno datato.
I loro agenti si infiltrano dappertutto e detengono posizioni di comando: acqua, luce, gas, ospedali, ministeri, nettezza urbana, polizia.
Emanano direttive apparentemente astruse ed emarginano o fanno sparire chi non si adegua. Questo sabato mattina stanno proponendo un loro cavallo di battaglia: il giochino del freezer.
Riesci a immaginare quanti congelatori stanno rovesciando acqua sui pavimenti delle case con quintali e quintali di cibo scongelato da consumare o da buttare: pesce, carne, verdure, legumi? E dove si recheranno nel fine settimana tutti i nostri concittadini col freezer svuotato?
Nei supermercati, che nel frattempo quelli del CUS avranno rifornito di pesce giapponese, grano ucraino, fagioli fosforescenti del Bagikistan e così via. Torneranno a casa felici con il loro carico radioattivo che li stroncherà nel giro di qualche anno.
Ed il calcare immesso nelle tubature dell’acqua che genera innocui calcoli, ma anche e soprattutto degenze in ospedali infestati da batteri impietosi?
E l’immondizia che staziona nelle strade e con la quale banchettano i topi?
Sollevando la montagna di buste vedrai dei piccoli fori nei quali la cacca dei ratti imbottita di leptospirosi viene spinta fino alle falde acquifere sottostanti.
Anche qui i tempi di incubazione saranno lunghissimi, ma ti assicuro che vedrai scomparire interi quartieri in una settimana.
Pensi che finisca così, cara la mia Alice nel paese delle meraviglie?
No, perché loro lavorano volentieri anche sul breve periodo.
Quanta gente guida con le ginocchia perché ha le mani impegnate a scrivere su Facebook?
Ti rispondo io visto che continui a dormire: quasi tutti.
E quanti di questi vengono sanzionati?
Sempre io col dito alzato: una parte infinitesimale.
Perché capita spesso che uno di questi postatori compulsivi di gattini e buongiorni del cazzo, investa e uccida un pedone, un ciclista o un motociclista o che addirittura, per la gioia del CUS, si schianti dopo aver falciato un gruppo di turisti cinesi che vengono pagati il triplo dal loro governo.
L’altra sera, alla riunione settimanale dei nati svegli, un relatore ci ha messo in guardia dal superare i limiti di velocità su ponti e viadotti quando trasportiamo più di tre persone. Sembra infatti che da qualche anno su tutte le auto vengano installati dei sensori che rilevano velocità, affollamento dei sedili e posizione del tratto che state percorrendo. Se si verificano le tre condizioni si aziona una carica all’interno del cerchione che fa esplodere lo pneumatico per il primo e ultimo triplo carpiato con avvitamento collettivo della vostra vita.
Ma lo sai, cara la mia Cappuccetto Rosso che ti fai spupazzare dall’idraulico-lupo, che lo scorso anno sono morte più di 200 persone per guasti al sistema frenante degli ascensori?
Un sito di informazione alternativa ha scoperto che tutti erano stati revisionati da società fantasma e che le vittime erano per la maggior parte anziani e cardiopatici.
Osserva che, dovunque ci sia a terra uno “stecchito”, come lo chiamano loro, ci sia nei paraggi un signore ben vestito che quando il dottore ordina di coprire il cadavere, estrae un piccolo telecomando e digita un codice sul pulsante verde.
Era un no o parlavi nel sonno?
Quello è un convalidatore del CUS.
I codici liquidi e rilevabili solo dai loro decoder ci vengono inoculati nei modi più fantasiosi: ai bambini con i vaccini, con le anestesie dei dentisti, nel silicone delle tette finte.
Ti lascio al tuo destino e alle cure amorevoli dell’idraulico che, per tua informazione, non dovrebbe averne per molto visto che, oltre ad ascoltare pessima musica, beve litri di quella bevanda taurina che scioglie il cervello.
Ho deciso di entrare in clandestinità: domattina qualcuno risalirà dai documenti al mio codice e spingerà su un decoder una serie di numeri ordinando al CUS di disattivare quella sequenza. Sto uscendo per confondermi con la massa del sabato in viaggio verso la spiaggia, aspetterò che migliaia di codici, giovani e meno giovani si rimettano in auto per tornare in città.
A notte fonda lascerò l’auto all’entrata del parcheggio della spiaggia più frequentata in modo che domattina dovranno chiamare qualcuno a rimuoverla. Sul parabrezza lascerò un patetico biglietto di addio che, piangendo, leggerai all’idraulico e dei vestiti sul limite del bagnasciuga.
Sostituti procuratori frettolosi e tutori dell’ordine accaldati converranno che i pesci avranno già finito di banchettare con il mio corpo. Tra i curiosi ci sarà il convalidatore che mi aggiungerà alla lista degli stecchiti quotidiani.
Cosa sarà della mia vita una volta che mi sarò allontanato dalla spiaggia?
Semplice: organizzerò la resistenza al CUS dormendo di giorno e agendo all’imbrunire, reclutando adepti nelle balere, nelle feste dei centri anziani con una S sulla maglietta e nelle corsie degli ospedali travestito da frate.
Come una catena di Sant’Antonio le informazioni passeranno di anziano in anziano, di malato in malato anche se a volte il flusso si interromperà per un apparecchio acustico difettoso o per un pacemaker che lavora ormai a vuoto.
E quando li avremo smascherati e sconfitti, potrò mostrare orgoglioso la S di stecchito sulla maglietta e sarò comprensivo se mi sentirò dire: “Grazie Superman”.


Questo racconto è stato scritto dall’autore durante il corso di Scrittura Creativa de Il Melograno, condotto da Marco Caponera.