Cenere

Il 6 febbraio il signor Samuel fu trovato morto su una sedia nel terrazzo della sua casa di campagna.
La cosa avrebbe potuto non essere particolarmente strana, sebbene morire seduti sia cosa abbastanza rara, ma il fatto è che quel terrazzo era pieno di banconote da 10 euro e che quel povero vecchio, ora che è morto si può chiamare povero, vi era completamente immerso come in un’enorme vasca da bagno.
Le circostanze e le cause che portarono alla sua morte restarono sconosciute e d’altronde gli indizi erano ben pochi.
Il signor Samuel era un tipo solitario, non aveva parenti e non frequentava nessuno. Il suo unico amore era il denaro, fatta eccezione per un’attrazione morbosa per tutto ciò che era antico. Nel passato era stato un “broker” finanziario di discreto successo, ma ormai da anni viveva chiuso in casa e giocava in borsa dal suo computer, uscendo raramente. 
Fu per questo motivo che le indagini sulla sua morte si concentrarono inutilmente negli ambienti della finanza.
Il mistero restò irrisolto e il caso fu archiviato.

Un mese prima il signor Samuel aveva compiuto 74 anni. 
Quel giorno era particolarmente soddisfatto: per 10 euro, aveva acquistato una sedia antica al mercatino dell’usato che si svolgeva nella piazza del paese il giorno dell’Epifanìa.
Non riusciva a capacitarsi di come fosse stato possibile, per quel prezzo, diventare il proprietario di quell’oggetto di valore.
Era infatti un’elegante sedia da giardino, lavorata in ferro battuto, forse appartenuta a qualche famiglia nobile.
Qualche macchia di ruggine ne tradiva una lunga esposizione alle intemperie.
Sullo schienale erano disegnati ghirigori di diverse forme e dimensioni. 
La seduta a forma di raggiera era ben lavorata in ogni dettaglio e ricordava il rosone della facciata di una chiesa. Senza nemmeno troppa fatica aveva convinto il venditore che valesse meno che rottame.
Il signor Samuel era molto furbo. Trascinò la sedia fino alla sua auto, dove trovò ad aspettarlo una vecchia vestita di stracci.
Appena l’uomo le fu vicino, afferrò un bracciolo della sedia tirandola a sé: 
– Sella… mea! – farfugliò 
– Ma cosa stai dicendo? Tu sei pazza! – gridò lui, dando un violento strattone.
La vecchia scappò via. 
Mentre caricava la sedia nel bagagliaio notò un’incisione a piccole lettere sotto la seduta:

Cinis sum et tuam cupiditatem exaudiam dum tu sedebis
Conosceva il latino e tradusse.
Sono cenere ed esaudirò un tuo desiderio finché resterai seduto.
– Cenere? È originale dare un nome a una sedia: sarà per questo suo colore grigio – pensò
Appena giunto nella sua casa nel bosco, caricò in spalla la sedia e salì le scale fino ad arrivare in cima al terrazzo, dove la sistemò e si sedette.
– Le sedie sono come le scarpe, quelle belle non sono mai comode – constatò.
Ancora ansimante, si accorse che il muretto di cinta del suo terrazzo era un po’ scrostato.
Intanto una brezza fredda agitava le cime degli alberi, come a preannunciare neve.
All’improvviso ebbe un pensiero bizzarro.
– Sarebbe bello starsene qui seduti a far nulla e assistere ad una bella nevicata, ma con banconote al posto dei fiocchi, fino a riempire tutto il terrazzo!
Un attimo dopo i suoi occhi si sgranarono alla vista di una banconota da 10 euro che svolazzando come una farfalla si era posata ai suoi piedi. 
Le rughe della sua fronte si corrugarono ancor più quando si accorse che una seconda banconota, anch’essa  da 10 euro, stava planando sul pavimento del terrazzo. 
Ne seguì una terza e poi una quarta , e poi altre che scendevano disegnando ghirigori simili a quelli dello schienale.
Fece per alzarsi, ma si ricordò della incisione sotto la seduta.
Esaudirò un desiderio finchè resterai seduto. 

– Se dunque è un incantesimo – pensò – non voglio di certo romperlo.
Era una nevicata meravigliosa: il denaro cadeva senza sosta e bastava solo attendere che diventasse un bel po’, alzarsi e raccoglierlo.
Il signor Samuel sapeva aspettare.
Dopo diverse ore seduto ad assistere a quello spettacolo,  fu infastidito da un formicolio sulla gamba destra che gli impediva di concentrarsi sui suoi calcoli.
Aveva infatti dapprima misurato la frequenza e la quantità delle banconote che cadevano tutte rigorosamente all’interno del suo terrazzo.
Aveva stimato che ogni minuto si posavano a terra circa una dozzina di banconote e pertanto ogni ora da seduto gli avrebbe fruttato ben settemiladuecento euro e ogni giorno centosettantaduemilaottocento.
Il signor Samuel era molto bravo a fare i conti, quando si trattava di soldi.
Arrivò la sera, poi la notte e fece così freddo che alle prime luci dell’alba si ridestò del tutto afono.
– Tanto non c’è nessuno con cui parlare – ironizzò tra sé e sé. 
Il giorno seguente vide compiaciuto che si era già depositato un buon centimetro di denaro.
Si accorse tuttavia che le sue gambe erano un po’ anchilosate.
Eppure durante tutto il giorno aveva continuato a ruotare le caviglie e a svolgere disciplinatamente quegli esercizi che di solito vengono consigliati dalle compagnie aeree nei viaggi di lungo raggio. 
La sera del terzo giorno aveva dolori alle spalle e al collo.
La mattina dopo scoprì una piaga sulla natica destra, che da lì in avanti cercò di tenere un po’ più sollevata dell’altra.
L’alba successiva si svegliò con la bocca arsa e crampi allo stomaco.
Quel giorno si rese conto che le sue gambe erano diventate dolenti e molto pesanti.
Pensò allora che fosse giunto il momento di alzarsi e raccogliere il denaro: ormai era diventato ricco abbastanza.
Tuttavia cambiò idea all’improvviso: avrebbe tirato avanti ancora, magari solo per qualche ora.
Più volte la vista di tutto quel denaro a terra e lo spettacolo di quella  nevicata gli diedero la forza di non arrendersi.
Così andò avanti ancora ed ancora finché il terrazzo si riempì di banconote e fu solo allora che quella bizzarra nevicata si fermò.
Il signor Samuel era felice, ma la sua felicità durò ben poco, perché si rese conto che le sue gambe erano ormai paralizzate e le sue braccia erano prive di forza.
Avrebbe voluto gridare per chiedere aiuto, ammesso che qualcuno avesse potuto udirlo, ma da giorni era senza voce: era bloccato su quella sedia.
Una settimana dopo un giardiniere del comune, salito sulla cima di un albero per potare un ramo pericolante, vide dall’alto quella strana scena e chiamò la polizia.
Giunti sul luogo gli inquirenti cercarono subito testimoni, ma la sola persona trovata nei paraggi fu una vecchia barbona, incapace di dire cose che avessero senso.
Certo quella mezza pazza, come in paese si diceva che fosse, non poteva avere a che fare con quella vicenda, né poteva essere di alcuna utilità alle indagini.
Vagava alla ricerca di fascine di legna secca, che poi bruciava nella sua baracca in una stufa dal camino ostruito, cosicché i  suoi vestiti erano sempre impregnati di fuliggine.
Per questo gli abitanti del paese l’avevano soprannominata Cenere.



Questo racconto è stato scritto dall’autore durante il corso di Scrittura Creativa de Il Melograno, condotto da Marco Caponera.